LA MEDICINA ZEN DELL’ORTO DI OLMO

(di Alberto Angelici)

Il sentiero scende sottile dal fianco della strada, appena visibile tra ginestre, quercioli, vecchi faggi malandati e mille altre essenze.

Bella, la collina nei pressi di Scandicci. Morbida, ondulata e gentile come ovunque qui in Toscana, segnata da scuri matitoni che son cipressi, fittamente grigia d’ulivi, punteggiata di cascinali ed eleganti residenze. 

Poche curve nelle pieghe del terreno, qualche centinaio di passi e Olmo è lì nella valletta, un fazzoletto di terra tra boschetti incolti e cespugli, oltre il rigagnolo che taglia in due il sentiero e gorgoglia appena, nei mesi freschi, ma scompare con la calura estiva. 

Una dozzina di riquadri segnati da vialetti offrono ortaggi di stagione e al limitare del pendio una lunga siepe di rosmarino e alcuni vecchi fichi contorti e grigi come pietra, noccioli, mandorli e un vecchio olmo. 

Per sfruttare meglio il poco spazio, sono stati ricavati larghi gradini uno dei quali ospita la piccola costruzione fatta di tavole riciclate, pali di castagno, fogli di compensato. A poca distanza è il forno in terra cruda di recente costruzione per cuocere pane fresco, focacce e pizza.

Il luogo è denso del fascino della campagna più quieta, semplice e a un tempo sofisticato. Ovunque, composizioni di ciottoli di gusto orientaleggiante, qua e là panchine fatte di rami invitano alla sosta e alla contemplazione e i prati aspettano giochi di bimbo. 

Vecchie cornici appese ai rami inquadrano scorci di collina e di cielo e l’immagine muta quando un alito di vento graffia le foglie. 

Ogni pochi passi ci s’imbatte in vecchi tronchi che la fantasia dei proprietari ha mutato in simil-totem e bizzarre creature. Un vecchio rubinetto funge da naso, due ciotole bianchi son gli occhi, brevi tratti di catenella color ruggine formano la capigliatura, un lembo di lamiera frastagliata è la corona di una figura dall’aria regale. Sul tappeto di edera sembra muoversi un serpente fatto di grossi isolatori elettrici in vetro e il piccolo cranio bianco di un animaletto dei boschi ha l’espressione di chi sia stato colto di sorpresa. 

Grandi cuscini d’ortica crescono ai piedi delle piante più alte e con le verdure dell’orto diventano condimento per veloci risotti, magari con l’aiuto d’un porro e di qualche asparago selvatico. 

Orto di Olmo, così il suo creatore e proprietario lo chiamò anni fa, non è solamente un pezzetto di terra ma molto altro: è medicina, il più naturale dei rimedi ai rumori della città, allo stress del lavoro. E’ armonia e pace, rifugio sempre pronto, ottima palestra in cui scaricare sulla vanga le tensioni accumulate, negozio sempre aperto per verdure fresche e salutari. 

Accanto alla porta del capanno, sotto un pergolato che d’estate scoraggia il caldo, un piccolo box, anch’esso di legno, contiene il “libro degli ospiti” per i visitatore che vogliano lasciare un’impressione, un loro pensiero. 

Le pagine sono un alternarsi allegro di calligrafie diverse, da quelle incerte dei compagni di scuola dei figli ad altre più adulte e composte. 

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